OpenLeaks, il sito creato dai disertori di WikiLeaks, è ufficialmente online, anche se non è ancora pienamente operativo. L'organizzazione ha confermato che non ha intenzione di usare questo sito per pubblicare le informazioni che hanno reso celebre Wikileaks, ma di usarlo come canale per aiutare terze parti (per esempio, organizzazioni non profit e organismi di informazione) a ottenere l'accesso ai documenti per poterli rendere pubblici.
La pagina di apertura di OpenLeaks avvisa gli utenti che il sito è ancora in fase alfa di sviluppo, e che la beta sarà disponibile solo nella seconda metà del 2011, quando si inizierà a lavorare con ONG, media, sindacati, e ad altri enti per la pubblicazione delle informazioni.
Sul sito si legge che "OpenLeaks non accetterà o pubblicherà documenti su una propria piattaforma, ma creerà diverse caselle in Dropbox a cui potranno accedere i numerosi esponenti della sua comunità, ciascuna delle quali conterrà contenuti che rispondono a richieste specifiche, cosicché gli informatori possano disporre di canali sicuri e affidabili. Il flusso del processo informativo è mostrato in un video su Vimeo.
Le prime notizie su OpenLeaks avevano iniziato a circolare lo scorso novembre, dopo che un gruppo di membri di WikiLeaks aveva lasciato l'organizzazione per disaccordi con Julian Assange. OpenLeaks si è preposta l'obiettivo di "agire in modo neutrale, senza un programma politico, ed essere democraticamente governata da tutti i suoi membri, e non da un gruppo o da un individuo."
Nonostante i disaccordi che hanno portato il gruppo di OpenLeaks a staccarsi da WikiLeaks OpenLeaks cerca di celare gli attriti tra i due gruppi. Sul sito si legge, infatti, che "Mentre noi sosteniamo pienamente gli obiettivi prefissati di WikiLeaks, a cui auguriamo successo, OpenLeaks è un progetto indipendente. Non è un miglioramento o un sostituto di Wikileaks e non è nemmeno un concorrente. Piuttosto, è un progetto complementare che ha funzionalità diverse da quelle di Wikileaks."
Dopo l'impatto dei documenti pubblicati da WikiLeaks, sembra che altri canali siano disposti a seguire le impronte di Assange. Al Jazeera ha lanciato Al Jazeera Transparency Unit (AJTU), che pubblicherà documenti, foto, clip audio e video e altro materiale sia in lingua araba sia in inglese. Come WikiLeaks, la documentazione sarà fornita da fonti anonime, ma l'emittente araba ha dichiarato che autenticherà tutti i contenuti. Il materiale sarà accessibile solo ai dipendenti di Al Jazeera che lavorano nella Al Jazeera Transparent Unit. Al momento l'emittente ha pubblicato in contemporanea con il Guardian i Plestinian papers, quasi 1.700 documenti segreti stilati fra il 1999 e il 2010 riguardanti centinaia di incontri tra palestinesi, israeliani e statunitensi, corredati da email e bozze di proposte.
Intanto il caso WikiLeaks tiene banco anche al convegno "Sette interrogativi su Wikileaks" organizzato dall’Università Roma Tre. Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, ha dichiarato: "Siamo in anni in cui l’impatto della rete nel giornalismo ha fatto sperare ad alcuni editori che Internet rendesse magicamente e risparmiosamente non più necessario il lavoro giornalistico professionale. La vicenda Wikileaks ci dice invece che anche ai tempi della rete si va a cercare attendibilità e autorevolezza, come Assange ha fatto dando le rivelazioni ad alcune testate autorevoli".
Natale ha proseguito rincarando ulteriormente la dose: "Penso che con Wikileaks il giornalismo in genere abbia fatto buona figura, anche dal punto di vista del diritto dei cittadini a essere informati."
Fonte: tomshw.it
La pagina di apertura di OpenLeaks avvisa gli utenti che il sito è ancora in fase alfa di sviluppo, e che la beta sarà disponibile solo nella seconda metà del 2011, quando si inizierà a lavorare con ONG, media, sindacati, e ad altri enti per la pubblicazione delle informazioni.
Sul sito si legge che "OpenLeaks non accetterà o pubblicherà documenti su una propria piattaforma, ma creerà diverse caselle in Dropbox a cui potranno accedere i numerosi esponenti della sua comunità, ciascuna delle quali conterrà contenuti che rispondono a richieste specifiche, cosicché gli informatori possano disporre di canali sicuri e affidabili. Il flusso del processo informativo è mostrato in un video su Vimeo.
Le prime notizie su OpenLeaks avevano iniziato a circolare lo scorso novembre, dopo che un gruppo di membri di WikiLeaks aveva lasciato l'organizzazione per disaccordi con Julian Assange. OpenLeaks si è preposta l'obiettivo di "agire in modo neutrale, senza un programma politico, ed essere democraticamente governata da tutti i suoi membri, e non da un gruppo o da un individuo."
Nonostante i disaccordi che hanno portato il gruppo di OpenLeaks a staccarsi da WikiLeaks OpenLeaks cerca di celare gli attriti tra i due gruppi. Sul sito si legge, infatti, che "Mentre noi sosteniamo pienamente gli obiettivi prefissati di WikiLeaks, a cui auguriamo successo, OpenLeaks è un progetto indipendente. Non è un miglioramento o un sostituto di Wikileaks e non è nemmeno un concorrente. Piuttosto, è un progetto complementare che ha funzionalità diverse da quelle di Wikileaks."
Dopo l'impatto dei documenti pubblicati da WikiLeaks, sembra che altri canali siano disposti a seguire le impronte di Assange. Al Jazeera ha lanciato Al Jazeera Transparency Unit (AJTU), che pubblicherà documenti, foto, clip audio e video e altro materiale sia in lingua araba sia in inglese. Come WikiLeaks, la documentazione sarà fornita da fonti anonime, ma l'emittente araba ha dichiarato che autenticherà tutti i contenuti. Il materiale sarà accessibile solo ai dipendenti di Al Jazeera che lavorano nella Al Jazeera Transparent Unit. Al momento l'emittente ha pubblicato in contemporanea con il Guardian i Plestinian papers, quasi 1.700 documenti segreti stilati fra il 1999 e il 2010 riguardanti centinaia di incontri tra palestinesi, israeliani e statunitensi, corredati da email e bozze di proposte.
Intanto il caso WikiLeaks tiene banco anche al convegno "Sette interrogativi su Wikileaks" organizzato dall’Università Roma Tre. Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, ha dichiarato: "Siamo in anni in cui l’impatto della rete nel giornalismo ha fatto sperare ad alcuni editori che Internet rendesse magicamente e risparmiosamente non più necessario il lavoro giornalistico professionale. La vicenda Wikileaks ci dice invece che anche ai tempi della rete si va a cercare attendibilità e autorevolezza, come Assange ha fatto dando le rivelazioni ad alcune testate autorevoli".
Natale ha proseguito rincarando ulteriormente la dose: "Penso che con Wikileaks il giornalismo in genere abbia fatto buona figura, anche dal punto di vista del diritto dei cittadini a essere informati."
Fonte: tomshw.it
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